Storia di malattia renale infantile e rischio di malattia renale allo stadio terminale negli adulti
Il rischio a lungo termine associato alla malattia renale infantile senza progressione a malattia renale cronica durante l'infanzia non è ben definito.
È stato stimato il rischio di futura malattia renale allo stadio terminale ( ESRD ) tra gli adolescenti con normale funzionalità renale e una storia di malattia renale infantile.
È stato condotto uno studio storico di coorte, basato sulla popolazione, su 1.521.501 adolescenti israeliani che erani stati esaminati prima del servizio militare obbligatorio nel 1967 fino al 1997; i dati erano collegati al registro israeliano di ESRD.
Le malattie renali dell'infanzia includevano anomalie congenite del rene e delle vie urinarie, pielonefrite e malattia glomerulare; tutti i partecipanti inclusi nell'analisi primaria avevano una normale funzione renale e nessuna ipertensione nel periodo adolescenziale.
Durante 30 anni di follow-up, ESRD si è sviluppata in 2.490 persone. Una storia di qualsiasi malattia renale infantile è stata associata a un hazard ratio ( HR ) per ESRD di 4.19.
Le associazioni tra ciascuna diagnosi di malattia renale durante l'infanzia ( anomalie congenite del rene e delle vie urinarie, pielonefrite e malattia glomerulare ) e il rischio di ESRD in età adulta erano simili in grandezza ( hazard ratio aggiustati per le variabili pari a 5.19, 4.03 e 3.85, rispettivamente ).
Una storia di malattia renale durante l'infanzia è stata associata a una più giovane età all'inizio della nefropatia in stadio terminale ( hazard ratio per ESRD tra gli adulti con meno di 40 anni di età, 10.40 ).
Una anamnesi di malattia renale clinicamente evidente durante l'infanzia, anche se la funzione renale era apparentemente normale nell'adolescenza, è stata associata a un rischio significativamente maggiore di malattia renale allo stadio terminale, il che suggerisce che le lesioni renali o le anomalie strutturali nell'infanzia hanno conseguenze a lungo termine. ( Xagena2018 )
Calderon-Margalit R et al, N Engl J Med 2018; 378: 421-438
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